PREMESSA

 

Comunico al lettore che gli scritti di Catello Nastro contenuti in questo libretto o sono inediti oppure sono stati pubblicati su periodici o riviste coi quali egli ha collaborato. Faccio presente questo fatto perché il lettore attento troverà alcuni concetti ripetuti varie volte, sebbene quasi sempre in maniera diversa. Proprio il fatto che questi concetti sono ripetuti con una certa frequenza, ci fa capire quale notevole interesse l’autore nutra per essi. Lo stesso dicasi per il contenuto dei vari capitoli o articoli che pur avendo come tema centrale il pensiero, sono slegati gli uni dagli altri senza un filo conduttore. La libertà di scrivere è anche libertà di pensiero.

 

 

 

CATELLO NASTRO: IL PENSIERO

 

Catello Nastro, nato in un quartiere popolare a Castellammare di Stabia, in provincia di Napoli, nel 1941, quando ancora le bombe alleate cadevano giù dal cielo a grappoli per distruggere quello che ancora era rimasto di intatto, è riuscito, nello spazio di mezzo secolo, attraverso una metamorfosi straordinaria, a cambiare il sistema di vita originario da scugnizzo, o ragazzo di strada, a uomo di cultura, di pensiero. E’ stato senza dubbio un cambiamento lungo e sofferto, ma forse il suo grande salto, diciamo così, di qualità di vita, si è avuto all’età di dieci anni quando, con la famiglia, si è trasferito ad Agropoli. Il duro lavoro nel caseificio paterno gli permette di lavorare di giorno e studiare di notte. Divora libri ed all’età di quattordici - quindici anni, conosce i maggiori classici della letteratura italiana, greca antica e francese. Si scrive di poi al Ginnasio nella cittadina cilentana e quindi al Liceo Classico. Pur essendo uno spirito estroso ed a tratti ribelle, disordinato ed a tratti quasi caotico, riesce a conseguire il diploma di Maturità Classica e di poi si iscrive all’Università Federico ll di Napoli laureandosi con una interessante tesi “Origini artistiche del Duomo di S. Matteo di Salerno:pittura, scultura ed architettura” con ch.mo prof. Valerio Mariani. Si iscrive di poi all’università di Torino ove prepara una seconda tesi di laurea, in pedagogia su “La scuola Media in Italia dalla legge Boncompagni ad oggi”. Gli mancano solo tre esami per conseguire la seconda laurea, ma per motivi di salute deve interrompere gli studi. Resta comunque nel capoluogo piemontese per una quindicina d’anni dedicandosi alla scuola, all’arte ed alla cultura. A Torino ottiene i primi riconoscimenti ed i primi premi che non starò certamente in questa sede ad elencare. Nelle sue classi arrivano alunni provenienti da molte regioni d’Italia ed in particolare modo dal sud. Qui, come spesso mi racconta, educa non alla grammatica, ma alla tolleranza ed alla solidarietà. La lotta a qualsiasi forma di razzismo è il cardine su cui poggia tutto il programma educativo di Catello Nasto. I contatti umani, le conoscenze (buone e cattive) affinano la personalità del “professore”. Ma il suo compito non si ferma qui. Oltre ad aiutare tutti i compaesani che chiedevano il suo aiuto, si dedica anche al recupero degli emarginati attraverso l’arte e la cultura. Lavora nel campo del recupero dei tossicodipendenti per un breve periodo durante il quale viene anche malmenato. “Sono andato in Piemonte per educare e sono stato educato…” Mi ripete spesso. “ Sono andato per insegnare e mi hanno insegnato l’ordine, il metodo razionale nel condurre le cose, la programmazione, la gradualità nelle operazione educative, la sperimentazione...” Forse uno dei più grandi riconoscimenti alla sua opera di educatore, è stato quando fu chiamato ad insegnare scienze dell’educazione negli ultimi corsi abilitanti. In questo periodo scrive i primi libri e collabora con importanti riviste d’arte e cultura del Piemonte. Viene nominato Presidente dell’Associazione d’arte e cultura “Centroparete”, membro del Direttivo dell’ENDAS Piemonte, con delega all’arte ed alla cultura. E’ candidato al consiglio comunale di Torino ottenendo lusinghieri risultati e sin dagli anni ‘60 partecipa alle attività dell’Associazione Mazziniana di Torino dalla quale si dissocia nel 2003 perché contrario al referendum promosso dai Mazziniani di Torino per vietare ai Savoia di rientrare in Italia Gli articoli di Catello Nastro su ‘IL CILENTO NUOVO “IL CITTADlNO TERZO MILLENNIO”, ‘PROMO CILENTO” parlano sempre di arte, cultura e problemi sociali. Egli, attraverso i suoi scritti, non manca mai di esternare il suo pensiero per i tanti problemi che attanagliano Agropoli, il Cilento e tutto il tessuto sociale in genere. “Nel mio piccolo, anch’io voglio dare una mano per migliorare le cose,,,per quello che mi sarà possibile. Il mio contributo pur non essendo essenziale sai-i senza dubbio di sprono alla gente c buona volontà a continuare l’opera intrapresa da altri educatori, continuata da me e spero, ancora continuata da altri nel futuro”. Forse era un doveroso omaggio al mio amico Catello dedicare un breve opuscolo al suo pensiero. “Oggi la televisione ed Internet non permettono più di comunicare. I telefonini hanno disumanizzato il dialogo: prima gli amanti si guardavano negli occhi: oggi sul display. Pochi giovani leggono libri, senza sapere che il libro aiuta a riflettere mentre la televisione non da i tempo di riflettere. In questa maniera il pensiero si atrofizza e con esso pure i sentimenti”. Come uomo di cultura, ma massimamente come amico di Catello Nastro, ho voluto fare una “collage” di alcuni suoi pezzi che ho ritenuto significativi e maggiormente esternanti il suo pensiero, e riproporli ai buoni lettori che amano leggere cose a loro vicine, cose che possono toccare con proprio mani, cose che possono approfondire attingendo direttamente alla fonte, magari anche fermandolo per la strada o visitandolo nel suo studio. Catello Nastro un uomo straordinario, colto me non erudito, sorridente, affabile con tutti, anche con i meno fortunati, sempre pronto ed una battuta ironica ma nello stesso tempo aperto a qualsiasi dibattito, semplice e modesto, estroso, a tratti disordinata anche nello scrivere con frequenti voli pindarici, ma testardo e battagliero allo stesso tempo. Insomma sente il proprio ruolo sociale ed è sempre sulla breccia. Una mattina, verso mezzogiorno nel mentre osservava tanti giovani sfaccendati sulla piazza del paese che evidentemente non avevano motivazioni di alcuni genero, alcuni che fumavano, altri che si erano fatti” mi disse queste frase che ricorderò sempre. “Tutti dobbiamo morire:  l’importante è che quando arriva la morte ci trova vivi”. E con questa frase vi lascio alla lettura dei pensieri del mio amico Catello Nastro scritti non con la penna, ma col cuore anche se…mezzo rattoppato!!!

 

Antonio Infante

 

 

 

 

 

COGITO ERGO SUM: IL PENSIERO

 

Ve lo ricordate? Penso che forse tutti se lo ricordano per averlo tetto sui libri del classico. Ed anche questa frase latina c’entra nel nostro opuscolo. Molto spesso capita, allo svincolo della superstrada Agropoli Sud che automobilisti approssimativi o che dir si voglia, distratti, prima si infilano nella superstrada e poi guardano i cartelli. Non dico che si devono fermare al centro della strada, magari intralciando il traffico, ma almeno rallentare, in prossimità dei due svincoli e vedere attentamente se devono andare verso Paestum, Battipagtìa, Salerno, oppure verso Vallo della Lucania o Palinuro. Perché questa premessa? Il pensiero, secondo me, si sta atrofizzando in alcuni e sì sta sviluppando abnormemente in altri, In parole povere ci sta chi pensa troppo e chi pensa troppo poco o addirittura non pensa proprio. La televisione ed Internet hanno modificato il modo di pensare. Basta pigiare un tasto del computer per trovare soluzioni altrimenti introvabili. Sia ben chiaro che non è mia intenzione, assolutamente, di voler demonizzare il computer, la televisione o internet. Trovo invece che sono degli strumenti della nuova tecnologia utilissimi, straordinari, meravigliosi innovativi, utili all’umanità, allo scambio culturale tra i popoli, alla scienza ed anche alla pace. Ma sovente di questi strumenti si fa un uso sconsiderato. Il proprio pensiero viene declassato, anzi annullato, ed il giovane, in particolare modo, viene schiavizzato da questi strumenti. E’ un poco come la questione di Einstein e l’atomo. L’uso che inventore ne voleva fare certamente non era quello di distruggere l’umanità o una parte di essa. Ma, al contrario. di aiutare l’umanità.. Egli aveva pensato di sfruttare questa energia per usi pacifici e guerrafondai senza scrupoli hanno pensato di utilizzarla come terribile strumento di morte. Il pensiero è alla base dell’esistenza umana. L’uomo è un essere razionale, un essere che fa funzionare il cervello, il pensiero e questo lo distingue essenzialmente dagli animali. Concludo con un breve motto di un mio amico, scomparso recentemente, che all’età di settantotto anni non sapeva nè leggere nè scrivere, ma aveva una cultura spicciola superiore a quella di un altro mio amico laureato ma che non attaccava I cervello alla bocca quando parlava, L’uomo che pensa, sempre pensa. L’uomo che non pensa, Dio ci pensar E’ una bellissima frase: ma ricordiamoci che Dio ci ha dato la capacità e l’autonomia del pensiero. Il libero arbitrio Facciamone buon uso.

 

 

 

FANTASIA NUMERO DUE

 

Verso sera, prima del tramontar del sole, già quando esso ha iniziato il suo cammino di discesa verso l’orizzonte, ma prima ancora di avere immerso il suo grande disco lucente dentro le acque azzurre del mare di S. Marco di Agropoli, i colori sono stupendi. Sembra quasi di assistere ad un disco arcobaleno illuminato da una luce celeste. Le onde, col oro monotono fruscio sulla sabbia tersa e pulita dal continuo andirivieni sembrano quasi fare da colonna sonora al grande spettacolo dove il protagonista è naturalmente lui: il sole, I pedoni sul marciapiedi del lungomare ora sono molti:

c’è chi deve ritornare a casa dopo il bagno pomeridiano, ci sono le coppiette degli innamorati che, mano nella mano, si godono la calura solare prima del calare delle tenebre, ci sono i bambini, a frotte, ancora riottosi a tornarsene a casa per essere lì parcheggiati dì fronte allo stupido televisore, ci sono gruppetti di donne di compagnia Ucraine e Moldave, Polacche e Rumene, che guardano all’orizzonte il sole che, pur essendo Io stesso del oro paese, assume qui un aspetto diverso, E il sole della fiducia, La fiducia di mettere da parte un gruzzoletto di Euro da portare nel loro paese e li continuare a vivere una vita meno disagiata, più dignitosa. Nelle donne de dell’Est puoi leggere grande dignità; il loro abbigliamento, all’insegna dell’economia, ascia trapelare modelli oramai passati di moda già da alcuni anni, ripescati in qualche svendita al mercato del giovedì dove, in verità le donne possono vestirsi con pochi soldi, ed essere eleganti nello stesso tempo. Tra questo donne puoi trovare le bionde naturali e le bionde ossigenate: lo more sono una sporadica quantità e quando le incontri per strada sembra che vengano da Rutino o da Torchiara. da Cicerale o da Piaggine. A denunciarle è solo il loro abbigliamento un po’ casual, un pò discount, ma sempre policromo e ricco di colori molto spesso contrastanti tra di loro. talvolta anche fortemente, ma che comunque contribuiscono ad illuminare i loro volti con dei sorrisi smaglianti. Il sole, con la sua potenza, illumina e riscalda tutti: indigeni e villeggianti, ricchi e poveri. bambini ed anziani, Russi e Tunisini, E la presenza dei venditori ambulanti si fa sempre più numerosa: di pomeriggio dormono, il sole scatta troppo e la gente che passa per la via ha fretta di tornarsene a casa ed aprire il frigorifero per trarne fuori liquidi ghiacciati ed acque sofisticate. Ma quelli che colpiscono di più sono gli anziani: sembra quasi che essi vogliano rubare anche l’ultimo raggio cocente del sole quasi come se quello fosse l’ultimo. E mentre tutti questi esseri umani, muti ed accaldati spettatori di ogni età e di ogni estrazione e provenienza godono della sua calura, anche lui, il sole, decide che è giunto il momento di andare a dormire. Ma non la fa con rapidità quasi violenta, con una fretta caratteristica degli uomini importanti:

lui non ha fretta, tanto domani tornerà di nuovo a riscaldare le stanche membra degli anziani, ad abbronzare i giovani corpi, ad allietare gli ingenui giochi dei bambini sulla sabbia. Ed allora il suo grande disco illuminato incomincia a scendere all’orizzonte: le onde del mare sembrano riceverlo con grazia e delicatezza, con amore e serenità, quasi chiedendo scusa agli uomini di averglielo sottratto. Dolcemente cala, la musica delle onde non cambia: in tutto Questo immenso spettacolo non c’è un solo attimo dì contusione, nessuna dissonanza, nessun cambiamento di tono, I giochi dì colore, di luci ed ombre, di chiaroscuri policromi, fanno da coro al grande spettacolo Sembra quasi di assistere ad un grande concerto divino, sembra quasi di vedere la bacchetta del grande direttore d’orchestra che dirige questa meraviglioso concerto. E’ la mano di Dio, nella sua incommensurabile potenza, nella sua immensa armonia, nella più perfetta delle architetture, che sembra avere offerto, gratuitamente, lo spettacolo agli esseri umani. E quando Lui vede che i giovani quasi rinnegano questo suo grande dona, attratti da devianti spettacoli televisivi da oscurate ed oscuranti discoteche. da ottuse manifestazioni commerciali che non tengono conto dell’eredità del Massimo Fattore, da sostanze artefatte strumentalizzanti artificiosi piaceri lesivi per lo spirito e per il corpo. quando Lui vede i giovani allo sbando, che preferiscono la miseria alla ricchezza, la dannazione dello spirito alla beatitudine interiore, forse si chiederà il perché di lutto questo, perché il grande dono che egli ha offerto agli uomini deve ad essi arrivare ogni mattina. di buon’ora, sempre puntuale, sempre a titolo gratuito. Forse Dio si chiederà il perché gli uomini fanno un così cattivo uso del libero arbitrio, ed un così pessimo uso dell’intelletto. Ed allora compiangerà cosiddetti umani? Avrà pietà di oro nel giorno del Giudizio Universale? Perdonerà coloro che hanno insozzato il pianeta con le armi nucleari. con la droga, con a violenza, coi soprusi, con le speculazioni, con l’inquinamento? in attimo di riflessione dovrebbe portarci ad un maggior rispetto per la natura che ci circonda, ad un più grande amore verso tutte e creature di Dio siano esse grandi e potenti come il sole, siano esse piccole come un minuscolo granellino di sabbia, Il sole domani tornerà a splendere, Anche domani godremo del consueto dono di Dio!

 

 

GLI EROI DEL DUEMILA

 

Gli eroi del Duemila non sono quelli che vediamo negli sceneggiati televisivi americani o negli stupidi e spesso violenti cartoni animati, quasi sempre per bambini, di produzione giapponese. Gli eroi del Duemila non sono nemmeno i giovinastri capelloni che vediamo scorrazzare perle strade cittadine su moto di grossa cilindrala col giubbotto di pelle che costa quanto una pensione sociale di un mese. Gli eroi del Duemila non sono nemmeno gli uomini eleganti che v su costose automobili sfoggianti amanti imbellettate ed ingioiellate e cravatte firmato. Gli eroi del Duemila sono i genitori che riescono a tirare avanti la famiglia col sudore della propria fronte, educare i figli e portarli nel mondo del lavoro (onesto) nella maggiore età, i giovani artigiani che devono combattere contro una invalidante burocrazia, spesso disonesta, che li impegna a pagare oltre duecentocinquanta balzelli e pagamenti diversi, gli imprenditori che devono combattere contro te tasse, contro la camorra, contro un sistema di organizzazione lavorativa spesso non consono, i contadini, spesso soggetti a leggi comunitarie che non solo non li incentivano ma li ostacolano pure nella produzione e nella commercializzazione dei prodotti della terra, le massaie, che al mercato devono fare i conti coi costi dei prodotti ed il magro salario dei mariti, gli educatori, spesso costretti ad operare in strutture inadeguate con compagni di lavoro sovente non motivati, i magistrati quando cercano di operare non all’oscurità di una iniqua politicizzazione ma alla luce della loro coscienza, le forze dell’ordine, spesso costrette ad operare contro una delinquenza sempre più feroce, sempre più organizzata che, approfittando di leggi odi istituzioni troppo permissive, non risparmia crudeli aggressioni ai cittadini onesti ed anche alle forze dell’ordine che cercano di tare il loro dovere cercando, anche a rischio della loro incolumità, di far rispettare la legge dello stato democratico. di qualsiasi colorazione politica essa sia. Questi sono gli Eroi del Duemila. Rispettiamoli anche perché vivono in mezzo a noi.

 

 

L’AMORE

 

L’amore è la forza costruttrice del mondo. Le cose più belle presentì sul nostro pianeta non sono altro che il frutto dell’amore. Un bambino, un orto fiorito, un vestito da donna da defilèe, una canzone, una poesia, una scultura, un dipinto, un’architettura, un sorriso, un abbraccio, un rapporto sessuale, una sincera amicizia, un racconto d cose lontane narrata da una ottuagenaria ai suoi nipotini, anche, perché no, un bel film o un interessante programma televisivo, L dell’amore, è cosa risaputa, è l’odio, Ma come si può giustificare l’odio nella società contemporanea, cosiddetta civile, dove oramai l’analfabetismo è scomparso e l’ignoranza è una malattia oramai debellata e della quale dovrebbe rimanere solo il nome? L’odio è figlio dell’ignoranza, creatura cattiva della presunzione umana, devianza dell’operare umano, deforme dell’amore. Una madre che vuole troppo bene al figlio e lo stringe fortemente al petto fino a soffocano e farlo morire, è una madre ignorante ma nello stesso tempo è una madre che ha deformato il concetto dell’amore. Oggigiorno sì sentono dei giovani che non fanno più all’amore; si usa una nuova terminologia: facciamo sesso. In parole povere significa avere uno squallido rapporto sessuale, un meccanico contatto epidermico solo ai fini di soddisfare certi bassi istinti. Lo stesso discorso si può fare di quegli uomini, talvolta anche sposati, che vanno con delle prostitute. Certo che le motivazioni psicologiche possono essere tante e non staremo certamente ad analizzarle perchè non vogliamo fare un trattato di sessuologia, ma si considerino anche altre forme di amore ( o sesso) diverso come l’omosessualità, il lesbicismo, la pedofilia, eccetera. Un amore che spesso si trasforma in odio verso se stessi e verso gli altri. Autolesionismo e violenza Suicidi ed omicidi sono oramai all’ordine del giorno e sempre più numerosi per televisione o sui giornali. Per non parlare POI della violenza di massa o violenza organizzata, cioè la guerra. Amore e odio, ordine e disordine, costruzione e distruzione, elevazione od abbassamento della potenzialità umana, deviazione non solo del messaggio cristiano, ma cattivo utilizzo delle proprie capacità. In tutto questo i giovani hanno un ruolo di primo piano, Net mentre una parte di essi si dedica al volontariato e ad opere di solidarietà, un’altra parte, per fortuna di gran lunga minore si dedica a scippi, rapine, atti di vandalismo, violenza, spesso anche carnale, soprusi spesso anche contro persone care. Una breve parentesi: la violenza contro se stessi o quello che più sopra abbiamo chiamato autolesionismo. L’alcolismo, la droga, la velocità automobilistica, cosiddetto coraggio dell’incoscienza creano morti alcolizzati, i morii per overdose, morti per incidenti stradali, i morti cosiddetti del sabato sera. Ma a tutto questo esiste una risposta? Certamente si, ma alla risposta ci si può arrivare solo dopo una approfondita e meditata riflessione sul perché della vita, della nostra presenza sulla terra, del nostro ruolo sociale, dì come possiamo operare per il bene nostro e degli altri oppure per il male che, di conseguenza, non è altro che una deformazione del bene.

 

 

LA LIBERTÀ

 

La libertà, a mio avviso, é la più grande conquista dell’uomo. Sin dai primordi egli ha dovuto lottare contro la prevaricazione ed il dominio del capo, dell’uomo forte del villaggio o della tribù che, in parole povere, applicava la legge o fai quello che ti dico io, oppure ti rompo le ossa!!!”. E alla minaccia seguivano immediatamente i falli, In epoca recente le dittature hanno limitato la libertà di molti popoli. Anche noi ne sappiano qualcosa! Non vogliamo scendere nella noiosa casistica dei vari tipi di libertà ( alla vita, all’istruzione, alla parola, al libero transito, alla scelta del lavoro, alla religione, al sesso, alla droga, al suicidio o eutanasia. ecc.) ma vogliamo, al contrario. accennare ad un sistema che porta spesso ad una maggiore conquista di libertà individuale o collettiva: la tolleranza, L’ha ribadito recentemente il Santo Padre. Giovanni Paolo 110, in una trasmissione televisiva. Ha detto che i non cristiani non devono essere scannati come al tempo delle Crociate, ma devono essere accettati come pure loro devono accettare noi, Siamo tutti fratelli e solo il rispetto della religione degli altri ci potrà portare ad una duratura pace cosmica, Quindi la libertà (in questo caso di religione) non deve essere applicata solamente a noi, ma anche agli altri che professano una religione diversa La libertà, oltre ad essere una conquista dì un popolo, è anche una conquista individuale, Se ci rendiamo schiavi di nostra moglie, del lavoro, del gioco d’azzardo, del fumo, della droga, dell’uomo politico che ha promesso il posto di lavoro a nostro figlio, pur vivendo in una società libera ci rendiamo noi stessi schiavi spesso per nostra volontà. Certo che la libertà va difesa giorno per giorno, attimo per attimo, La libertà è un poco come una pianta: se non l’annaffi spesso, secca e muore.

 

 

LA GIUSTIZIA

 

lI primo salto di qualità che l’uomo fece. sin dai primordi, fu quando scelse come leader della tribù e poi del villaggio non il più forte al quale doveva assoggettarsi per qualsiasi decisione o indirizzo programmatica, ma il più saggio, l’anziano, il senatore Essere amministrati da un forte, spesso violento, spesso egoista, spesso ignorante, spesso non nel pieno delle sue facolta mentali e piuttosto irascibile, spesso con tulle queste caratteristiche assieme riunite, non era certamente vivere secondo giustizia proprio perché la legge del più forte non si identifica sovente con una legge giusta. Con l’anziano del villaggio, che veniva scelto dalla comunità, questo spesso non avveniva, C’erano delle primordiali assemblee nelle quali si poteva discutere, si poteva indirizzare la scelta utile a tutta a comunità, si potevano prendere, insomma, delle decisioni di comune accordo, I Romani, come tuffi sanno, furono quasi gli inventori del diritto, magia nei popoli più antichi si incominciavano a gettare le basi del diritto Un altro salto di qualità l’umanità la fece quando si diede delle leggi scritte, Una legislazione siffatta risultava più chiara e quindi più applicabile a tutti, Una legge scritta, cioè, era anche una legge più giusta. E nel corso dei secoli, non staremo certamente a ripercorrere la storia, il discorso si è affinato, ma molto spesso la giustizia e la legge stessa sono risultate latitanti proprio perché la sua applicazione è venuta meno. Atti di violenza, soprusi, discriminazioni, dittature, non sono state altro che pure e semplici devianze del concetto di legge e di giustizia. Anche la storia attuale ci presenta dello prevaricazioni della giustizia e della leggo internazionale, L’attacco alle Torri gemelle dell’il settembre. la recente guerra in Iraq contro una feroce dittatura, l’eccidio dei Curdi, il disinteresse verso i problemi della Palestina e tanti e tanti altri misfatti ci spingono a credere che spesso ritorniamo ai primordi della nostra civiltà, A questa domanda non si può dare una sommaria risposta. E se anche nei governi democratici si assiste spesso a diatribe giuridiche che si prolungano nel tempo con cavilli che fanno ricordare il pagliettismo, dobbiamo accontentarci lo stesso. La peggiore delle democrazie, secondo me, è sempre preferibile alla migliore delle dittature, In conclusione ritengo che la giustizia ed il rispetto della legge devono essere innanzitutto una conquista sociale ma anche, e principalmente, una convinzione personale per il conseguimento della quale possiamo arrivare solamente attraverso la cultura ed il rispetto degli altri.

 

 

GLOBALIZZAZIONE E CILENTO

 

In questi frangenti dì primo terzo millennio, sentiamo tanto parlare di globalizzazione. Ognuno a questa parola tosi bella o cosi brutta allo stesso tempo, da un significato che a lui più piace. E come fanno pure tutti gli altri, cosi pure io voglio dare un significato personale a questa parola. Secondo me dovrebbe rappresentare un miglioramento degli scambi internazionali, delle migliori e più abbondanti produzione agricole, una più avanzata tecnica di lavorazione dei prodotti della terra, un più tacite trasporto da una parlo all’altra del mondo in poche ore, maggiori possibilità di conservazione, abbassamento dei prezzi, abolizione delle barriere doganali, migliori rapporti tra stati ricchi e stati meno ricchi, il tutto, secondo me, dovrebbe tendere ad un solo scopo: eliminare la parola fame dal vocabolario dei meno fortunati abitatori della terra, anche a costo di rimetterci in parte. Invece molto spesso gli stati più ricchi, grazie anche alle loro tecnologie avanzate, cercano di produrre di più a minor prezzo, invadendo mercati esteri e creando in tale maniera un caos sui medesimi. Fatta questa premessa veniamo, come suo dirsi, al sodo. Quando entro in un supermercato in compagnia della mia consorte, passo in rassegna moltissimi prodotti, molto spesso attratto più dalle confezioni che dal contenuto. In parole povere è un poco come il bambino che ama giocare più con la scatola che conteneva il giocattolo che col giocattolo vero e proprio. Settore formaggi e salumi.., una povera mozzarella dì grammi 125 in una busta di plastica colorata con la bella scritta sopra mozzareIla”, quasi a testimonianza che li dentro si trovava una mozzarella autentica, come un quadro di Picasso con tanto di autentica notarile e garanzia di un famosa gallerista dì Roma, Prendo a confezione e leggo la dicitura” formaggio fresco a pasta filata”.. Continuo a leggere la scritta ed inorridisco,.. era stata prodotta e confezionata con latte di mucca, e per dì più era stata prodotta in Germania. Non che le mucche tedesche siano mano intelligenti di quelle italiane, ma la vera mozzarella deve essere di bufala e per di più deve essere nostrana”. Insomma questa mozzarella non solo non era di bufala ma era essa stessa una vera e propria bufala. Ma questi tedeschi le pensano proprio tutte. Una mozzarella e poi invece di essere di bufala è una bufala. Se continueranno di questo passo esporteranno dalle nostre parti anche i famosi carciofi di Paestum e quando qualche turista tedesco, in visita al Museo ed ai Templi di Paestum, in un ristorante del posto chiederà se i prodotti caratteristici che sta degustando sono paesani, il cameriere che li sta servendo a tavola, candidamente gli risponderà: Certamente che sono paesani… paesani vostri!I!” A buon intenditore poche parole e più onestà. Forse quel supermercato avrà un prodotto straniero in più, ma un cliente in meno: io!!!

 

 

LA MORALE

 

Nel mondo di oggi la morale, anzi il concetto della morale, è in continua evoluzione perché le nuove tecnologie, e nuove scoperte e le nuove invenzioni ci portano verso campi o settori che fino ad alcuni anni fa erano addirittura inimmaginabili. Prendiamo ad esempio la medicina, i trapianti, la donazione, le cellule staminali, la tecnologia applicata alla medicina stessa e tanti altri progressi. corno ad esempio l’utero artificiale, tutte queste innovazioni o chiamatele come volete voi, ci portano un nuovo campo dell’etica, la cosiddetta bioetica che ogni giorno riempie le pagine dei giornali ed programmi televisivi. E’ un limite alla morale nel campo della medicina? E giusto che uomo manipoli addirittura il gene umano per creare degli esseri quasi perfetti? E gli altri dove andranno a finire E’ giusto che o scienziato crei un utero artificiale che deve ospitare o spermatozoo e quindi si deve sostituire al grembo materno? Quale amore materno potrà avere un bambino nato non dal pancione della mamma ma in una fredda, avanzatissima macchina s Se sarà una bambina quale stinto materno potrà avere se deciderà di dare alla luce una creatura tutta sua col sistema tradizionale? L’etica pur essendo in continuo movimento ed in continua evoluzione con l’evolversi delle nuove invenzioni e delle nuove scoperte, ha pur tuttavia un limite oltre il quale l’uomo non può spingersi. In questo campo non esistono delle regole fisse: esse sono legate allo spazio ed al tempo. Pensate che alcuni decenni fa, quando si parlava del professor Barnard e dei trapianti di cuore, a gente e a stampa in genere gridava allo scandalo. Un uomo avrebbe dovuto portare ne petto il cuore di un altro essere umano che sovente era morto In un incidente. Solo allora ci si rese conto dell’importanza dei trapianti ma anche dell’importanza delle donazione. Ma ad ogni uso c’è un abuso. Si incominciò a parlare di mercato nero degli organi. Si seppe addirittura che c’ora stato qualcuno che per duecento milioni delle vecchie lire sera venduto un rene o qualcuno che aveva ammazzato un altro essere umano per togliergli il cuore o un polmone per venderlo sempre al mercato nero per salvare la vita di un altro essere umano (si fa per dire!) che veniva ritenuto superiore solo perché aveva un grosso conto in banca. Allora i limiti della morale venivano oltrepassati come, secondo me, vengono oltrepassati oggigiomo quando si parla dì manipolazione genetica. Mi spiego meglio. Nel momento in cui viene fatta una scoperta o un’invenzione, nella programmazione dei più si pensa di usare questa innovazione per migliorare la qualità della vita del nostro pianeta. Ma in mezzo a tutte questo persone avviene la devianza: c’è sempre qualcuno che spera e talvolta riesce ad usare questa scope,tao questa invenzione per t che vanno di molto al di fuori della morale comune, Ed allora cosa fare? Si chiederà il lettore attento ed oculato, D’altro canto quando Einstein inventò la bomba atomica (fatto che amo ripetere spesso), seppure inconsciamente, non pensava certamente che l’uomo ne avrebbe fatto l’uso che fece alla fine della Seconda Guerra Mondiale per distruggere due città del Giappone tacendo morire centinaia di migliaia dì esseri umani e causando fino ad alcuni anni fa la nascita di bambini come mostri per l’effetto dello radiazioni, E questo fenomeno è avvenuto ed avviene anche oggigiorno. La morfina ed altre sostanze oppiacee sono in fin dei conti dei medicinali, ma provate a pensare l’uso che ne fanno non solo gli spacciatori ma anche i tossicodipendenti. C’è veramente da rabbrividire al solo pensiero che potranno nascere dei mostri, in un futuro non molto lontano se si continuerà con la manipolazione genetica. Ma abbandoniamo questo settore della nostra vita per parlare di morale nel rapporto umano. Guerre, terrorismo, sfruttamento dei paesi del terzo mondo già poveri di per se stessi, iniqua ripartizione del reddito pubblico in molti stati anche della civilissima America Latina, episodi di strozzinaggio a livello internazionale, genocidi, odi di razza. vandalismo, intolleranza religiosa e tanti e tanti altri problemi della nostra società scavalcano la soglia della morale. Anche la morale più vicina a noi subisce delle enormi mortificazione. La pedofilia, orribile fenomeno in verità già diffuso sin dall’antichità, la truffa, il furto, l’omicidio a scopo di rapina. l’istigazione alla prostituzione, Io sfruttamento dei minori in lavori massacranti, l’accaparramento illecito dl capitali, lo strozzinaggio e tanti altri fenomeni della nostra società ci fanno capire che i limiti della morale spesso, in maniera più o meno elevata, vengono scavalcati con episodi da far rabbrividire. Una equa concezione della parola morale a livello universale, con caratteristiche matematiche, come già innanzi abbiamo accennato, è una vera e propria utopia. Oggi si parla anche di morale nell’informazione. Guardate che spesso la stessa notizia riferita da due mass media diversi, assume un significato diverso proprio perché l’essenza della notizia viene manipolata ai tini ed agli interessi di un singolo odi una parte. E qui come parte intendiamo, meglio ancora, partito. Insomma la civiltà soda un lato apre la finestra per fare entrare un nuovo concetto di etica, dall’altro apre tutte le porte per fare entrare un abbassamento o un innalzamento dei limiti ad essa imposta. In tale maniera il concetto stesso della parola subisce delle enormi menomazioni per cui i parametri molto spesso sono sfasati. La morale è un poco come il vestito: ognuno se lo fa cucire come meglio calza sul suo corpo. Ma nel portarlo dal sarto si devono tenere conto alcuni fattori essenziali: la stoffa, i bottoni, le maniche, il bavero, la fodera, il taschino, Come uno di queste componenti viene meno, verranno meno i canoni di un ottimo vestito. Alla base della morale deve sempre trovarsi, a mio avviso, la coscienza: proprio quella coscienza che ci porta a scegliere le cose buone e scartare quelle cattive. Il limite tra il giusto e l’ingiusto è un fatto puramente soggettivo. Siamo noi che dobbiamo costruire con la nostra civiltà, con la nostra cultura, con la nostra umanità, con la nostra coscienza. Se è vero che esiste una morale laica ed una cattolica, una morale di un paese ed un’altra di un altro paese, una morale di una persona e quella di un’altra persona, è anche vero che esiste una sola morale, unica, universale, con delle regole ben precise e ben delimitate: è questa la morale della nostra coscienza e massimamente la morale della ragione.

 

 

EDUCARE ALL’ARTE ED ALLO SPORT

 

Quando una ventina di anni fa pubblicai a Torino il mio opuscoletto dal titolo “Arte e tempo libero” con I’ENDAS Piemonte, suscitai un sacco di polemiche. Molti educatori non ritenevano che l’arte e lo sport dovessero avere un ruolo importante nell’educazione del giovane, un gruppo di pittori, addirittura, mi contestò, democraticamente, quando parlai di ruolo sociale dell’arte Secondo me, la cultura. l’arte e lo sport, hanno un ruolo determinante nell’educazione del giovane, Educazione intesa, in questo caso, come occupazione del tempo libero. Mi spiego meglio. Spesso ad Agropoli, come in molti altri paesi come il nostro, nei quali il problema dei giovani è stato trascurato per decenni , si arriva più facilmente alle devianze. Vandalismo, delinquenza alcolismo. droga, scarsa partecipazione alla vita sociale e civile, completo abbandona, assenza di ideali. Capita spessa, infatti. di notare al centro della piazza. sin dal tardo mattino, gruppi dì sfaccendati che in un altro tessuto socio-culturale e politico—amministrativo avrebbero senza dubbio occupato in maniera più utile, per Se e per gli altri, tutta il loro tempo libero, che in alcuni casi e di ventiquattro ore su ventiquattro. Sia ben chiaro che il tifo è una cosa ben diverso dalla pratica dello sport. Eppure sin dalla prima età i bambini e di poi i ragazzi, gia evidenziano tendenze verso una o tutte e due delle pratiche sopra citate. Se un bambino ama l’atletica, il ciclismo o il calcio, va incoraggiato, come pure va incoraggiato se ama dipingere, scrivere oppure esprimersi in un’altra maniera artistica, sia essa figurativa o meno. Alcuni genitori, in effetti, oltre a non incentivare la passione dei loro figliuoli verso l’arte e lo sport, li ostacolano addirittura. Per loro è un grande disturbo accompagnarli in palestra, alla scuola di danza o al corso di disegno. In tale situazione il ragazzo cresce menomato, cioè Con qualcosa in meno rispetto ai suoi coetanei più fortunati. Nell’opuscoletto sopra citato parlavo anche dell’importanza della pratica dell’arie nella terza età. In parole povere, l’anziano che partecipa alla vita artistico-culturale, ha modo dì viaggiare, di conoscere nuovo persone e nuove idee, di confrontarsi con persone che condividono la sua stessa passione. Anche Io sport della terza età assume un ruolo importante nella vita dell’anziano. La salubre passeggiata neI parco in compagnia ala partita a bocce gli procureranno nuove amicizie e nuove conoscenze ed inoltre lo aiuteranno a vivere meglio.

 

 

IL SESSO

 

Quando frequentai, nel 1972, all’Università di Torino, il corso post lauream per l’insegnamento di educazione sessuale nelle Scuole Medie Inferiori e Superiori, fui colpito innanzitutto dalla presenza di docenti ecclesiastici, preti, suore e monaci, ma imparai molte cose. Tanto è vero che Spesso amo dire che in Piemonte sono andato come professore ma molto spesso mi sono trovato come studente. Quando ero bambino, e siamo agli inizi del dopoguerra, in una città popolata come Castellammare di Stabia. in provincia di Napoli, c’era una mia zia che aveva insegnato alle figlie, bambine pure loro, che l’organo sessuale maschile ( povero pisellino innocente ed incriminato dall’ignoranza!!!) era nientepopodimeno che la residenza abituale del diavolo, il terribile demonio cornuto tanto è vero che veniva abitualmente chiamato con termine molto pittoresco”’o pe’ ‘e ccorn che dovrebbe significare, se non vado errato il pisello con le corna oppure il diavoletto cornuto Ho fatto questa breve descrizione per presentare uno di quei fenomeni, quasi fortunatamente debellati oggigiorno, che vengono chiamati «tabù». Ai nostri tempi la televisione, la radio, i giornali e le riviste specializzate parlano sovente di sesso e sessualità. Esisto la nuova professione di sessuologo che studia i problemi dei bambini, della coppia, della terza età, dei diversi e delle devianze, Diciamo subito che i problemi sessuali non sono una scoperta recente. Si dice che la prostituzione sia vecchia come i mondo. ma in verità anche il problema sessuale è vecchio come il mondo, Una adeguata educazione sessuale in particolar modo durante l’età della crescita, non solo per il ragazzo ma anche per la fanciulla già donna, aiuta senza dubbio a vivere la propria sessualità con serenità, con presa di coscienza e, perché no, anche con piacere, naturalmente reciproco, cioè della coppia. Naturalmente l’educazione sessuale non può essere codificata ed universalizzata come la grammatica o l’aritmetica, ma deve essere programmata singolarmente, tenendo conto dell’età del soggetto, della situazione sociale e familiare, della sua capacità intellettiva e del suo grado di preparazione di base. In conclusione, ritengo che ognuno ha il sacrosanto diritto di vivere la propria sessualità come gli pare e piace, rispettando naturalmente l’etica, gli altri, le leggi dello stato democratico. l’integrità fisica e morale propria e degli altri. Tutto questo, naturalmente può agevolare e facilitare la programmazione delle nascite, sempre, naturalmente, rispettando i canoni non solo della religione, ma anche, e soprattutto, della morale.

 

 

MICROCOSMO O MACROCOSMO

 

Due vocaboli molto vicini. quasi simili: uno esprime un mondo molto piccolo. l’altro, invece, un mondo grande, grandissimo, incommensurabile. L’IO di filosofica reminiscenza. si pone in mezzo a queste due parole ed è un poco come l’ago della bilancia, anzi, qualcosa dì diverso, Un ago della bilancia che si pone in mezzo ai due piatti e non sa quale ruolo prendere. Il ruolo umano,,, il cogito ergo sum ci ritorna alla mente perché è proprio lui il motore della ricerca. Noi pensiamo e in quando pensatori ci poniamo delle domande e quando non sappiamo rispondere le poniamo agli altri nella speranza, spesso delusa, che essi possano dipanare la matassa. Allora viene spontanea la prima domanda:

ma noi rappresentiamo un microcosmo ne! macrocosmo osiamo noi stessi uno dei tanti ingranaggi del macrocosmo? Non ho la pretesa di dare una soluzione, ma, come tutti quelli che si pongono la domanda, cerco di trovare una soluzione e quindi di soddisfare le mie esigenze di conoscenza. Ci sono dei momenti nei quali mi sento piccolo ed inutile, miserabile come un verme, ed altri momenti nei quali mi sento alloro su questo immenso palcoscenico che è il nostro pianeta che recita quest’atto unico che è la vita. Tragedia o commedia? Sceneggiata o farsa? Inutile rappresentazione egoistica oppure costruttiva esibizione didattica? E come al solito si finisce per rispondere alle domande con altre domande,. Certamente ognuno di noi ha le proprie convinzioni: ci sta chi crede e chi non crede. Il problema potrebbe essere risolto cristianamente: dove arriva la ragione arriva la ragione e dove non arriva la ragione arriva la fede. Ma anche tra questi due concetti il confine è molto discutibile per cui bisogna, con un volo pindarico, trovare la terza parola che risolve il problema: la terza parola è, a mio avviso, l’Amore.

 

 

ARRENDETEVI!

SIETE CIRCONDATI!

 

I momenti tristi ed i momenti lieti capitano un poco a tutti quanti noi nel corso della nostra esistenza umana e terrestre. Talvolta sono fattori esterni, come la morte dì una persona cara, la fine dì una relazione, un litigio col datore di lavoro, un affare andato a male oppure anche altri fattori di secondaria importanza, come una lite con un vicino di casa, un mal di testa mal sopportato, la macchina che non parte e bisogna portarla dall’elettrauto, un ingorgo sull’autostrada, il figlio che marina la scuola, la moglie che rompe le scatole, una nuova cartella delle tasse, o anche fatti di piccola importanza, come il vicino di casa che sì è dimenticato di salutarti la mattina uscendo di casa, tua moglie che sembra imbronciata come se ce l’avesse proprio conte, il bambino che ha la diarrea, il geranio sul balcone che è seccato, oppure I vigile che ti ha fallo la multa, Insomma tutte queste cose contribuiscono spesso nella nostra vita a farci cambiare di umore, a farci diventare pessimisti e talvolta ingigantire le cose in maniera tale da farcele vedere più grandi di quelle che in effetti sono. A tal punto ci sembra di essere diventati proprio come il Generale Custer in mezzo alla prateria accerchiato dagli indiani ululanti. armati di tutto punto che stanno li per li per appropriarsi del tuo scalpo per fame un grosso trofeo di caccia. Allora a viene incontro il nostro carattere: se siamo timidi, introversi, remissivi, pusillanimi, privi di iniziativa, pronti cioè a soccombere, alziamo la bandiera bianca nella speranza che il nemico avrà pietà di noi e nella sua grande misericordia ci farà morire senza torturarci. Ci sta pure un’altra ipotesi: quella cioè (per dirla coi films western) di vendere cara la pelle. In questo secondo caso diamo mano a tulle le nostre risorse fisiche ed intellettuali per schierarci con coraggio di fronte al nemico e fargli vedere di che pasta siamo fatti e come abbiamo il coraggio di controbattere ogni suo attacco. Organizziamo per benino la difesa, annotiamo tutti i proiettili che abbiamo, le armi che sono in nostro possesso, riprendiamo nato, ci concentriamo e poi passiamo al contrattacco. Qualcuno parla di coraggio. di eroismo, di forza d’animo. Niente dì tutto questo. Secondo mesi tratta di differenza di reazione di fronte al nemico: ci sta chi consegna le armi e si arrende e chi invece si organizza in maniera tale non solo da poter controbattere il nemico ma, addirittura, di sconfiggerlo a campo aperto Le battaglie materiali, inoltre, sono molto più leggere di quelle che comportano le competizioni ed i problemi di ordine affettivo, psicologico, sentimentale, eccetera. Le reazioni che noi abbiamo verso una multa, un piccolo crollo in borsa, un aumento delle tasse, sono abbastanza diverse, in proporzione all’entità dell’oggetto. da quelle che possono verificarsi per una malattia grave dalla quale comunque abbiamo buone speranze di uscire, la malattia di una persona cara a noi molto vicina, l’infedeltà delta persona alla quale siamo legati! il tradimento di quello che ritenevamo il più fedele dei nostri amici, una truffa perpetrata ai nostri danni da una persona nella quale avevamo riposto tutta la nostra fiducia ( in questo caso addirittura vengono investiti tutte e due le sezioni della nostra dissertazione e noi ci troviamo di fronte al problema della priorità che quasi sempre coinvolge la sfera sentimentale a vantaggio di quella pure e semplice materiale). Insomma ogni momento, ogni situazione. ogni evento va studiato come un fallo a se stante, senza una regola matematica fissa, senza un metro unico, ma con una stima globale che può in fin dei conti essere diversa a seconda della diversità dei casi collocati nello spazio e nel tempo e rapportati anche ai nostri umori, ai nostri stati d’animo e perché no, anche ai momenti dì vedere le cose. E’ un poco come il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto: la differenza nel contenuto non esiste, esiste solo nella forma perché nel bicchiere si trova sempre il cinquanta per cento di quello che vediamo noi Quello che molti chiamano forza d’animo” non è altro che la nostra capacità a reagire nelle avversità dello vita, in tuffi e due i sensi che sopra abbiamo esposto. Scoprire che il proprio figliolo all’ in otto anni ha fatto solo tre esami, che la propria moglie per comperarsi la pelliccia a firmato mezzo chilo di cambiali o che la cagnetta di razza alla quale tenevamo tanto è rimasta incinta di un cane barbone, meticcio e bastardo che dir si voglia, fanno scattare subito la molla della “reazione”. La reazione a sua volta può essere sproporzionata o proporzionata all’evento. Una reazione sproporzionata può essere molto spesso dannosa ed inutile per noi o per l’oggetto di cui alla trattazione. Una reazione proporzionata, invece, può essere utile sia all’oggetto che al soggetto. Una forma di equilibrio che alla fine dei conti ci viene data proprio dalla nostra capacità di organizzare la difesa — odi poi il contrattacco — verso il nemico da sconfiggere. Non è sempre facile organizzare la difesa: occorre sangue freddo, capacità organizzativa, preparazione alla reazione immediata e quindi anche capacità di sintesi degli eventi e delle situazioni, dello gravità e dei fattori annessi e connessi all’evento dal quale siamo stati investiti. Arrendetevi! Siete circondati! Abbiamo pochi attimi per riflettere, per valutare le situazioni, per preparare le armi, per contrattaccare, per sconfiggere il nemico o... per essere sconfitti alzando immediatamente la bandiera bianca.

 

 

RIFLESSIONI

SCUSATE IL DISTURBO

 

Con questa frase, che può avere vari significati, dipendo da come la si usa, molto spesso, in una fase a dir poco terribile e drammatica, si chiude una vita, Il suicidio, naturalmente, non trova nessuna giustificazione ne nel mondo cattolico e nemmeno in altre religioni. Dio ci ha dato la vita e solo Lui ce la può togliere. Eppure molte persone, anziano e maiale, ad un certo punto della loro esistenza, decidono di porre fine alla loro permanenza tra i vivi, Quando invece a porre fine alla propria esistenza é un giovane che vive una vita normale spesso ci chiediamo, senza avere alcuna risposta, il perché di un gesto cosi insano e terribile. Tralasciamo l’omicidio perché oggi nei mondo si assiste ogni giorno a delitti atroci e mostruosi perpetrati a danno di una comunità debole e indifesa nel nome del potere, nel nome di un odio immotivato e spesso anche nel nome di una religione, anzi di un fanatismo religioso che non dovrebbe trovare ne alcuna alimentazione ideologica, ne tantomeno alcuna giustificazione di carattere razionale. Alludo, naturalmente, agli atti terroristici che ogni giorno riempiono le pagine dei giornali. Il perché di un gesto così tragico, come dicevo innanzi, è talvolta inspiegabile. e per arrivare a qualche conclusione bisognerebbe analizzare, secondo me, i rapporti con la società che ci circonda e nella quale noi viviamo, operiamo. lavoriamo, troviamo amore ed affetto. L’indifferenza è, secondo me. uno dei fattori più importanti da analizzare nella società contemporanea. Le associazioni, circoli, le categorie, i locali notturni, la politica, lo sport, anche gruppi religiosi. secondo me, rivestono un ruolo sociale molto importante nella comunicazione. Ognuno di noi ha bisogno di esprimersi nel modo e nella maniera che ritiene opportuno, sempre, naturalmente, rimanendo nell’ambito di un rapporto sociale onesto. equo, legittimo. morale. Quando noi veniamo scacciati da un gruppo, quando non veniamo nemmeno accettati, quando noi stessi ci sentiamo menomati, e talvolta lo siamo veramente, quando ci sentiamo inferiori agli altri, quando non riusciamo a comunicare, ecco allora che scatta la molla che ci porta a rifiutare la vita vissuta e da vivere. Discriminazione razziale, insofferenza verso i diversi, non solo portatori di handicap. ma anche diversi per tendenze sessuali, odio di razza, di gruppo politico, di scelte sportive. di scelte religiose, molto spesso fanno scattare la molla che porta al gesto estremo. Alla baso di tutto questo penso che dovremmo analizzare i due aspetti importanti di tutto il ragionamento. I valori e gli interessi. Nella società attuale, che ci ha visti uscire dalla seconda guerra mondiale, dall’emigrazione, dal parziale annullamento del mito della patria, della famiglia e della religione, predicato e proclamato da una parte politica che ha creato, secondo me, danni enormi negli ultimi tempi, c’è bisogno dì grande riflessione e studio approfondito. Cioè se da un lato la dottrina Leninista-Marxista ha distrutto certi valori, molto spesso questi non sono stati sostituiti da altri altrettanto validi. Prendiamo inoltre il nostro caso: Agropoli. nell’ultimo decennio, è diventata una cittadina multietnica e multirazziale. Una cifra, secondo me quasi superiore al dieci per cento della popolazione residente, è composta da persone provenienti da un’altra cultura, da altra religione. da altra patria. da altre abitudini di vita. da altre convinzioni esistenziali, Ad Agropoli si sono stanziati nel tempo gruppi di nomadi alcuni dei quali (pochi, in verità) si sono inseriti benissimo nel contesto civile, altri meno, in seguito abbiamo avuto un forte flusso di extracomunitari dell’Africa ed anche questi, in verità si sono Inseriti benissimo nel contesto sociale lavorando nell’agricoltura, nell’artigianato, nell’allevamento del bestiame, nell’industria edilizia. Ultimamente, negli ultimi anni, abbiamo avuto un notevole flusso di Polacchi, Moldavi, Ucraini ed altri provenienti dall’Est dell’Europa, Nella stragrande maggioranza si tratta di gente che si è inserita con enorme dignità nel mondo del lavoro e nel contesto sociale. Queste persone sono state accettate nel paese ed ora i oro figli frequentano le scuole normali, le loro madri frequentano i mercati normali, i loro genitori la domenica se ne vanno a fare la partitina nei bar dove vanno tutti gli altri. Questa tolleranza razziale trova alla sua base un fenomeno molto importante da considerare nel contesto dell’argomento. Quando varie comunità vivono d’amore e d’accordo ne va da se che società si arricchisce di nuovi valori, di nuovi apporti, di nuovi contenuti, di nuovi spunti. Alla base di tono questo, quindi, la tolleranza Non starò qui ad elencare casi di suicidio che si sono verificati in Italia e nel mondo solo perché qualche essere umano non sia stato accettato dalla società per il colore della sua pelle. I giornali ne sono pieni. Episodi di razzismo si leggono ogni giorno su tutti le riviste e sì vedono in tutte le televisioni, Alla base di tutto questo, oltre ai fattori oltre citati, ce ne sta anche un altro: l’ignoranza. Quando non si conosce la cultura di un altro popolo non lo si può considerare, non lo si può studiare e quindi non si può intraprendere con esso un dialogo costruttivo. Oltre ai valori, gli interessi. Molti giovani, anche nel nostro paese, figli di famiglie anche benestanti, ricchi insomma che non hanno mai avuto problemi di ordine economico, decidono addirittura di porre fine alla propria esistenza magari commettendo degli atti che se di per se stessi non sono distruttivi, senza dubbio sono alla base di un suicidio preterintenzionale. Quando un giovane fa sport, quando si dedica ad una attività culturale( leggere libri, frequentare una scuola nella quale è bene accetto, partecipare attivamente o anche in parte passivamente alla vita di un’associazione, di un gruppo di qualsiasi genere, fare la collezione di francobolli, di monete, di schede telefoniche, di giornalini odi altro, fare insomma qualcosa che lo può tenere lontano da certe tentazioni) va incoraggiato ed incentivato, Oggi vediamo molti giovani al centro della piazza, sovente di notte inoltrata, che si dedicano ad atti di vandalismo solo perché non hanno nessuno con cui prendersela, con cui dialogare. E se questi trovano un gruppo che li accetta, questo gruppo sarà composto di sbandati come lui E quando il gruppo si trasforma in branco, gli effetti molto spesso sono devastanti: non solo per loro ma anche per il resto della società. Non parliamo poi dei tossicodipendenti che pur rappresentano un gruppo nel nostro paese e questo gruppo diventa sempre più numeroso. Cosa fare per rimediare a questo fenomeno. Per prima cosa conoscere meglio il passato per godere del presente e programmare meglio il futuro. Secondo riprenderci i vecchi valori della società contadina (l’ecologia, la campagna, il verde, il rispetto per la natura, le passeggiate nei boschi, ecc.) e se non si riesce a riprendere questi vecchi valori cercare di trovarne dei nuovi che possano adeguatamente sostituire quelli del passato. Terzo cercare dì essere tolleranti verso tutti: verso tutti quelli che sono diversi da noi per razza, per origine, per convinzioni religiose, per convinzioni sportive per modi di pensare e gestire la propria esistenza. Insomma tollerare tutti: anche gli omosessuali e non trattarli come diversi. Quarto: ama il prossimo tuo come te stesso: Questa frase non l’ho scritta io. Cerchiamo di amare e capire tutti. solo in questa maniera possiamo applicare appieno il messaggio evangelico: Un gesto dì cortesia su un mezzo pubblico, un sorriso ad una persona anziana, un saluto anche a chi non ha il conto in banca come il nostro a molte cifre. una sberla a nostro figlio quando sbaglia, per fargli capire che il padre si interessa a lui, una rosa ogni tanto a nostra moglie per farle capire che noi l’amiamo, un pacco dì biscotti a qualche anziano solo per fargli capire che noi gli vogliamo bene, ma tanta. tanta tolleranza verso tutti, Un gesto d’amore, anche se fatto con un certo sforzo, può avere un risultato immenso. infinito. Con un sorriso si può salvare una vita: E chi salva una vita, dice un vecchio motto ebraico, salva il mondo intero. Quinto: insegnare a comunicare: Quando ero professore in una scuola media della provincia di Torino (ho insegnato nella stesso scuola per circa quindici anni). mia prima p.’eoccupazione non era quella di spiegare la grammatica, ma quel dì insegnare a comunicare. Nella mia scuola. infatti, c’erano ragazzi di ogni parte d’Italia. Ricordo una volta che li ho invitati a scrivere una poesia secondo il toro dialetto: si sono fatti un sacco di risate ed ognuno di essi ha cercato di capire gli strani vocaboli pronunciati dagli altri. Combattiamo a solitudine: cerchiamo di dare una mano a chi ne ha bisogno Noi scriviamo non per arricchire il nostro portafogli ma per arricchire il nostro spirito e fare qualcosa per gli altri, Cerchiamo di comunicare, insomma. Ed oggi il mondo ha bisogno di comunicare, i giovani hanno bisogno di comunicare con gli altri, gli anziani hanno bisogno di comunicare con gli altri. gli extracomunitari, gli handicappati, i diversi, gli omosessuali. i poveri, i profughi, tutti hanno bisogno di comunicare col mondo esterno. Ma leggevo da una parte che la solitudine è un fatto puramente psicologico. Cioè, diceva l’articolista, sì può essere soli in mezzo a mille persone e si può essere in compagnia pur restando soli con un buon libro. Comunque sia facciamo la nostra parte affinché nessuno più si senta solo e cerchiamo anche di rivalutare e di amare il nostro amico cane. Molto spesso, per chi sta solo, è di grande compagnia. 

 

 

Prevenire o reprimere

IL DIRITTO DI CHI NON HA DIRITTO

 

Spesso ascoltiamo attraverso la radio o la televisione o leggiamo su rivisto all’avanguardia con tanto dì cervelloni sovente altamente prezzolati, psicologi o sociologi. dell’annoso problema della prevenzione del crimine.

Premettiamo subito che esistono, secondo noi, alcune specie di crimini che possono essere quantificati in varie sottospecie:

• il crimine occasionale e I crimine abituale;

• il crimine accidentale e quello premeditato, come pure quello non voluto e quello voluto, cioè commesso a freddo, nel pieno delle proprie facoltà mentali:

• ed ancora il crimine a scopo di rapina. il crimine sessuale, il crimine maniacale ed altra casistica minore che comprende il crimine sportivo, quello vandalico, quello contro il patrimonio, lo spaccio di droga, il furto, lo scasso, la rapina, il rapimento di minori e tanti altri ancora dei quali si potrebbe scrivere un intero libro.

In verità libri del genere ne sono stati scritti molti, dibattiti, conferenze con tanto di strizzacervelli ne sono stati tenuti. La maggior parte degli studiosi, secondo me, per non apparire controcorrente e perdere quindi la propria immagine televisiva, parla sempre delle prevenzione e poco, quindi, della repressione. Perché parlare di repressione è scomodo, poco piacevole. lesivo per l’immagine di uomo di cultura e si corre addirittura il rischio dì essere tacciati di fascismo che questi bontemponi della società contemporanea identificano con una applicazione sproporzionata del rigore della legge. Oramai la pena di morte è scomparsa dalle nostre partì e già essi parlano di condizioni disumane delle carceri italiane, di abolizione dell’ergastolo, di istituti di rieducazione, di collegi aperti con tanto dì diritti dei detenuti o, secondo loro, degli ospiti. Già un mio intervento sul settimanale OGGI di Milano, fu commentato con un titolo a piena pagina. Non bisogna per forza essere forcaioli per auspicare una maggiore rigidità nella repressione. Anche una delle massime autorità del mondo dell’istruzione, intervenendo nel commentare lo stesso crimine al quale mi riferivo pure io nel mio scritto, disse testualmente che - la non sicurezza della pena non solo non è giusta, ma è addirittura non educativa,,,”. In altre parole se il crimine non paga, o paga poco, viene incentivata la sua applicazione. Prendi tre (annidi carcere) paghi due (o anche meno) incentiva il crimine, Tanto il mio avvocato mi farà uscire in pochi mesi,,, tra buona condotta e amnistia me la caverò con poco...le carceri italiane sono superaffollate... non ci sono posti in galera,., al massimo mi daranno qualche mese di arresti domiciliaril!! A questo punto bisognerebbe fare riferimento alla legislazione inglese che ha portato la punibilità dei minori a dodici anni (e non a diciotto come in Italia): la parola Europa, secondo me dovrebbe comprendere molte parità, anche nel codice. Naturalmente non auspichiamo regimi e repressioni crudeli come quelle di alcuni paesi che sopportano ancora la dittatura, come Cuba, dove Fidel Castro ha fatto fucilare tre giovani rei solo di avere tentato di fuggire dai loro paese espatriando negli Stati Uniti. Oppure nei Vicino Oriente, dove sono state sterminate popolazioni (i Curdi, ad esempio) addirittura col gas nervino ad opera di regimi dittatoriali ed altamente repressivi, come quello dell’Iraq (finalmente abbattuto) o quelli della Turchia che vorrebbe entrare a far parte della grande famiglia dell’Europa pur mantenendo ancora a pena di morte. Non scendiamo in altri crimini, come ad esempio l’adulterio. altrimenti usciremo fuori dal seminato.,. E questo certamente non è io scopo che ci siamo prefissi prima di iniziare a scrivere. Anche la Chiesa ha un suo molo importante. in un mio intervento sul tema in una nota inviata ad un giornale regionale (non pubblicato!!!) controbattei un noto prelato partenopeo che affermava che la chiesa doveva riprendere le redini dell’educazione dei giovani. Ma la chiesa ha sempre tenuto in mano le redini dell’educazione dei giovani. Nei 600 e neI 100 Napoli era una delle più grandi città dell’Europa e contava circa trecentomila anime, un terzo delle quali viveva all’ombra della chiesa, in altre parole il capoluogo campano contava circa centomila persone che vivevano in ambiente ecclesiastico, tra cardinali, vescovi, preti. monaci, suore, monache, sacrestani e bigotti vari, Le basi dell’educazione dei popolo napoletano trovano radici profonde nell’ambiente ecclesiastico. Prima di essere tacciato, dai frettoloso lettore, di anticlericalismo, premetto che sono cattolico e condivido tutte e linee programmatiche dell’attuale Santo Padre, ma non me la sento di assolvere la chiesa dei passato, in particolare modo quella napoletana. Allora quale soluzione? Cosa fare? Come agire? Quali antidoti porre in atto? Certamente non me la sento di proporre un toccasana per risolvere questo annoso problema. Ma in linea di massima credo che primi due istituti educativi, la famiglia e la scuola, devono incominciare a darsi una scrollata ed affrontare nella loro pienezza, e perché no anche nella loro crudezza. i problemi della prevenzione e quelli della repressione. Se non si riesce a prevenire bisogna reprimere con severità. Le leggi in proposito ci sono e sono giuste: basta applicarle senza remore e con obiettività. Giunti a questo punto dovremmo tirare in ballo le istituzioni che, spesso, dalle nostre parti, sono a dir poco latitanti. La legislatura è sovente troppo cavillosa e lenta e la macchina della giustizia molto spesso non si mette in moto in maniera adeguata e quella volta che si mette in moto spesso si ferma per la via per pressioni esterne. Parliamo dei cattivi esempi. Se in casa si fuma, se a scuola sì fuma, se nel bar e nel ristorante si fuma, se negli uffici si fuma, anche il ragazzo si sentirà autorizzato a fumare. Per circa mezzo secolo sono stato nella scuola e vi posso assicurare che in una scuola dove fumava il preside, fumavano pure i professori, i bidelli e dì nascosto anche gli alunni. Un crimine altamente dannoso per l’educazione dei giovani è la dilagante corruzione che esiste negli ambienti pubblici. Quando il sindaco parcheggia la propria auto in divieto di sosta anche il cittadino farà la stessa cosa. Quando un preposto all’amministrazione pubblica ruba, anche il cittadino si sentirà in dovere di non pagare le tasse. Tanto ci saranno i fessi che le pagheranno. In conclusione, la prevenzione deve avvenire alla base della società, col buon esempio, con corretti comportamenti, con adeguata istruzione, con apposita legislazione, ma anche, e soprattutto, con una eguale applicazione della stessa. Dove le leggi non vengono rispettate e come se non ci fossero.., anzi, peggio. L’Italia è stata la patria del diritto, Il Diritto Romano si studia in molte Università anche straniere La non applicazione o la non equa applicazione ci tara ritornare alla barbarie, allo stato primitivo. Sia ben chiaro che una giusta repressione, una più rigida applicazione della legge, una maggiore severità nella repressione, non risolve il problema pienamente ma in compenso serve a creare una giustizia più giusta. I ladri di automobili non esistono,,,ma fino a quando non rubano la vostra auto!!! I rapinatori non esistono.., fino a quando non svaligiano la vostra abitazione!!! I borseggiatori non esistono.,,fino a quando non si fregano il portafogli di vostra moglie al mercato del giovedì pedofili non esistono.., ma pensate se dovessero... Fermiamo il crimine con fermezza, con rigidità, con una giusta giustizia. E. credetemi. questa non è la legge dell’occhio per occhio, dente perdente. Chi non rispetta i diritti degli altri perde tutti quanti i suoi diritti. Specialmente quando il crimine è perpetrato ai danni di minori innocenti, ai danni di gente onesta e laboriosa, con continuità, con fermezza ed atroce predeterminazione, con continua strafottenza dei valori umani, con assoluto disprezzo della vita.., degli altri, naturalmente!!! Chi non rispetta i diritti degli altri non ha nessun diritto. E quando non rispetta nemmeno il diritto alla vita, degli altri, naturalmente, dove ringraziare la civiltà, la democrazia. le leggi dello stato emancipato, le Fede Cristiana e la Misericordia di Dio e degli uomini dì buona volontà, se a lui viene concesso il diritto che lui ha negato agli altri. E quando a queste persone vengono negati privilegi spesso negati anche agli innocenti ( il sesso, il caffè, il dolce, il pacchetto di sigarette, il bicchiere dì vino ai pasti, la libertà) non gridiamo allo scandalo ed alla severità, ma ringraziamo solo la giustizia applicata con umanità ed equilibrio, Se un uomo torna a casa e trova la moglie a letto con l’amante e accidentalmente l’uccide , non è lo stesso crimine di un rapinatore che per portare viali bottino uccide un’intera famiglia e poi, dopo pochi giorni, in un’altra rapina uccide altre persone. Il primo è un crimine occasionale, il secondo un crimine abituale. E non é a stessa cosa, Ma ambedue vanno repressi usando un metro diverso. ma sempre applicando la legge.

 

 

UN FIGLIO MAI NATO

 

TERZO PREMIO INTERNAZIONALE ARTE E CULTURA 2003

 

Cara mamma,

oggi avrei compiuto sei anni e forse gia sarei iscritto alla scuola elementare come tanti altri miei coetanei, Avrei conosciuto dei nuovi amici e con essi avrei giocato ai giochi della mia età. Per la prima volta in vita mia avrei indossato I mio bel grembiulino nuovo e raggiante, ma anche con un poco di paura, sarei entrato nella mia aula scolastica per conoscere la mia maestra ed avrei avuto il primo contatto col mondo della cultura. In seguito. forse, avrei anche potuto continuare gli studi e magari diventare un noto e serio professionista amato ed ammirato da tutti. Penso che anche gli anni precedenti sarebbero stati per noi due molto belli. Il primo vagito. la prima poppata, il primo pianto, il primo sorriso, la prima pipi. la prima cacca, la prima volta che ti avrei chiamato mamma. le primo parole che avrei appreso dalle tue labbra, i primi passi, i primi capitomboli, la prima volta che avrei mangiato in un piatto e di poi la gioia dei nonni e di quanti mi avrebbero conosciuto ed amato, Il primo passeggino, la cu i giocattoli, la febbre, il termometro ed il medico che avrebbe chetato tutte le tue preoccupazioni, I primi passi in casa, i vasi rotti, le porte sbattute con forza infantile, le marachelle, i dispetti, le urla, le liti con i miei compagni. Ma tutto sarebbe stato nella norma naturale delle cose: ti pare? Certamente non sarei stato un bambino prodigio e forse nemmeno tu avresti voluto un figlio mostruosamente intelligente o un piccolo genio che avrebbe anche potuto destare tanta ammirazione ma poco amore spontaneo. Ed è proprio di amore che vorrei parlare in questa mia lettera che i contemporanei con linguaggio ultramoderno potrebbero definire “virtuale”. Ma io trovo che di virtuale in questo scritto non c’è proprio niente. C’è, invece, la triste considerazione sulla mortificazione che ha subito la parola amore”. Spesso, nel linguaggio parlato degli ultimi tempi l’amore tra due persone viene definito col terribile termine di sesso”. Forse che anche tu conosci cosa vuoi dire: fare l’amore senza amore... E’ veramente una cosa terribile. Forse anche tu e quel povero disgraziato che stava con te avevate una larvata consapevolezza di quello che stavate facendo. Per raggiungere il bestiale orgasmo. senza tener conto di una probabile mia futura e incomoda presenza, non avete saputo o valuto interrompere il vostro amplesso... Su un sedile posteriore di una squallida utilitaria, parcheggiata ai margini di una stradina secondaria fuori mano e frequentata da estemporanee coppiette che spesso mercificavano il loro corpo con squallide, prezzolate e meccaniche mosse erotiche, avete compiuto il vostro rito che doveva di poi sfociare in un atto infame di negazione dell’amore, di sacrilegio, di violazione del diritto sacrosanto alla vita, di un allungamento totale di quello che dovrebbe essere l’agognato frutto di un seme di un prezioso fiore messo a dimora in un terreno fertile e curato con affetto, con amore, con cristiana adorazione, ringraziando il Signore Onnipotente di avere benedetto quell’attimo fugace cu in un amplesso del quale sono state trascurate tulle le conseguenze. Dopo pochi mesi, cara mamma. vi siete accorto della mia presenza ed allora è venuto fuori il dramma, Il povero disgraziato non ne ha voluto sapere assolutamente e tu non te la sei sentita dì portare avanti la gravidanza e tirarmi su solamente con le tue forze. Un appuntamento con un medico talmente disonesto da venire addirittura meno al giuramento di Esculapio ,una illegale visita nel suo studio e poi Io squallido epilogo finale. L’incomodo bambino è stato barbaramente eliminato, Un infame aborto mi ha tolto il prezioso dono della vita. E pensare che già mi ero affezionato al calduccio del tuo grembo: stavo così bene che forse quando sarebbe arrivato il momento giusto quasi quasi mi sarebbe dispiaciuto di lasciarlo. Nel momento terribile della terribile pratica ho sentito il tuo urlo dì dolore: un urlo che forse non ti ha mai ripagato della colpa del misfatto. E pensare che quando mi hanno tolto dì mezzo già muovevo le braccia e le gambette, già avevo le sembianze di un essere umano, già avevo gli occhi per vedere, le orecchie per ascoltare, il naso per sentire il profumo del tuo affetto, il cervello per capire il tuo amore. Ma non sono riuscito a capire tuo gesto e nemmeno ora a distanza di oltre sei anni riesco a spiegarmi I perché dì un cosi atroce epilogo. Eppure avresti potuto concedermi l’immensa gioia della vita e poi affidarmi a qualche coppia meno fortunata dite che non aveva potuto avere la gioia di avere un bambino. Un uomo ed una donna cui era stata negata la gioia di essere chiamati mamma e papà. i figli non sono quelli che si fanno: sono quelli che si crescono.., dice il vecchio proverbio. E tu avresti avuto, almeno per un giorno, la gioia di stringermi tra le tue braccia, di notare sul mio volto piccino i segni di riconoscenza per la vita che mi avevi dato, la consapevolezza di aver reso felici tre persone: un figlio che voleva diventare un figlio e non c’è riuscito, una mamma che voleva diventare mamma ma non ci poteva riuscire, un papà che voleva diventare papà ma che forse si era già rassegnato a continuare i suoi giorni assieme alla donna amata colpevole solo di non essere fertile. E lui non ha avuto il coraggio di abbandonare la consorte forse perché nutriva nei suoi confronti dei sentimenti d’amore diversi dai tuoi. Forse a colpa di tutto questo è anche dei tuoi genitori che non ti hanno inculcato sentimenti appropriati, ma essi sono giustificati perché provengono da un mondo e da una cultura che bada più alle apparenze esteriori che ai più alti valori della morale. Iddio Padre Onnipotente, nella sua infinita misericordia, ha avuto pietà anche di me e mi ha voluto nel suo celeste asilo nido. Adesso sto in compagnia con tanti altri bambini cui è stata negata la vita dai propri stessi genitori Dove abito tuffo è anima, tutto è amore, tutto è perfezione, tutto è infinito Gli spazi sono immensi ed imperscrutabili, i cieli sono sempre limpidi e tersi, i prati sono sempre coperti di verdeggianti erbette sulle quali sono incastonati, come pietre preziose, i fiorellini multicolori che arricchiscono la policromia dell’irreale ambiente dove la nostra anima ha trovato asilo. Ognuna delle anime vive in sincronia con le altre:

non esistono dissonanze o discrepanze di alcun genere. Tutto è armonia, tutto è musica e silenzio allo stesso tempo. La notte non esiste: la luce é costante e crea per tutti noi il calduccio che avevamo conosciuto nel grembo materno. Trovano posto in mezzo a noi bambini di tutte le razze e di tutte le estrazioni sociale. Accanto al bambino mai nato, di colore, rifiutato dalla madre con un artigianale e antigienico aborto, operato dalla ciarlatana strega del villaggio, perché non aveva di che sfamare gli altri figli, accanto al bambino mai nato di una donna - in carriera” che non aveva voluto rinunciare alla fuoriserie, ai gioielli ed alle pelLicce di visone, alla vita mondana ed alla ricchezza materiali, accanto al bambino mai nato di una sfortunata prostituta, sfruttala e maltrattata e costretta all per non interrompere un’attività redditizia per suoi protettori, accanto al bambino mai nato di una ragazza barbaramente violentata ed ignara di quello che le era capitato accanto a tanti altri bambini provenienti da tutte le parti del mondo, sto pure io in una armonica simbiosi che potrebbe essere paragonata ad un concedo di musica classica nel Quale le note sono studiate alla perfezione ed eseguite alla perfezione. In questo mondo iperuraneo niente viene lasciato al caso o all’improvvisazione. niente si lascia prendere dall’ira o dall’istinto bestiale: anche i sentimenti sono talmente puri da seguire una linea razionale nella quale l’amore non viene mai contaminato da interessi egoistici, passioni materialistiche, attrazioni sessuali sconvolgenti, attimi di pura follia. momenti irresponsabili sovente sfocianti in drammi familiari nei quali i protagonisti sono solo gli innocenti, Ora sudi noi vegliano gli Angeli del cielo per preservarci dal peccato e dall’egoismo e sotto la loro guida innalziamo ogni giorno, le lodi al Signore. “Padre nostro, che sei nei cieli. sia santificato il tuo nome e venga il tuo regno.. ,“ questa è la preghiera che ogni giorno innalziamo al nostro Buon Padre adottivo, a Colui che avuto pietà delle nostre anime, a colui che ama tutti i figli, di qualsiasi razza o religione, di qualsiasi condizione sociale. di qualsiasi provenienza. E tutti, candidi nei loro bianchi grembiulini col colletto azzurro color del cielo, passeggiano in frotte sui verdi prati, a piedi nudi, con le morbidi erbette che fanno da cuscino, e tutti si amano e tutti sono felici, e tutti ringraziano il Signore Onnipotente che li ha voluti accanto a Lui nell’alto dei cieli. Spesso appare nel cielo azzurro e tutto acquista più luce e gli Angeli cantano in coro e gli acuti dei violini stridono per lana ed il suono dolce degli organi fa da base musicale a armonia del creato. Qui tutto è poesia, tutto è amore, tutto è musicalità. La presenza del Padre è costante ed affettuosa. la pietà cristiana è in ogni momento assicurata, la fratellanza è universale, la tolleranza è sentita, il dono più bello di Dio, la vita, pur essendo stato negato sulla terra finalmente è qui riconosciuto nella sua interezza. E in Questo posto i bambini mai nati non si pongono nemmeno le domande di quello che è loro capitato quando si trovavano tra gli esseri cosiddetti umani. Si, umani. Proprio perché la terribile consuetudine dell’aborto viene praticata solo dagli esseri umani e mai dagli animalI che pur non sono provvisti di ragione come i cosiddetti umani. Nei nostri confronti Iddio onnipotente non si è mai posto come giudice, non ha mai voluto conoscere le nostre vicende, i nostri drammi, le nostre speranze affogate nell’egoismo dì cobra che sulla terra ci hanno rifiutati, che hanno trasformato l’amore in indifferenza e spesso in odio. Cara mamma, ti prego non ti preoccupare adesso per me. visto anche che non ti sei preoccupata quando era il momento opportuno. Ma io non sto qui per giudicarti: questo forse un giorno Io farà il Signore ma penso avrà dite immensa pietà e ti perdonerà di avermi privato del dono della vita. Oggi avrei avuto sei anni. se fossi nato avrei voluto guardarmi allo specchio per vedere se i miei occhi sarebbero stati azzurri come i tuoi, se i miei capelli sarebbero stati biondi color dell’oro come i tuoi, se il mio sguardo sarebbe stato dolce e profondo come il tuo. Qui siamo tutti uguali: gli occhi, I naso, le orecchie, la bocca, capelli, lo sguardo, il sorriso. Tra di noi non esiste nessuna differenza e nessuna distinzione: tutta quello che diciamo o che facciamo io diciamo e lo facciamo in coro, comprendendoci gli uni con gli altri e massimamente amandoci gli uni con gli altri: tutti come tigli di un unico padre, tutti come figli mai nati. Questa è la prima lettera che ti scrivo ma è anche l’ultima. Una sola cosa, prima di andarmene, voglio dirti... Tu come figlio non mi hai voluto, ma io come madre ti avrei voluta e ti avrei amato.

Un figlio mai nato

 

NOTA PER I LETTORI

 

Per il racconto  “UN FIGLIO MAI NATO”, inserito in questa raccolta di scritti editi e inediti  del Maestro, domenica 22 giugno, a Castel San Giorgio, in provincia di Salerno, è stato assegnato a Catello Nastro il “ TERZO PREMIO INTERNAZIONALE ARTE E CULTURA 2003”, medaglia d’argento  e pergamena, con la seguente motivazione: “ Attraverso un’analisi severa e puntuale, l’autore raggiunge, con un linguaggio moderno ed antiretorico, l’apoteosi del sentimento più puro ed incontestabile che esiste al mondo: l’amore universale”.    

Curare e dare prima alla stampa e poi ad internet IL PENSIERO del mio amico Catello Nastro, è stato per me un piacere enorme, non solo perché condivido appieno le sue idee, ma anche perché le sue idee meritano di varcare i confini del territorio del Cilento,  in quanto  concetti cosmici, adattabili a qualsiasi latitudine, a qualsiasi razza, a qualsiasi religione, a qualsiasi convinzione politica e sociale.

                                  

 

                                                                                                         Antonio Infante